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LA CLASSE
(ENTRE LES MURS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 ottobre 2008
 
di Laurent Cantet, con François Bégaudeau, Nassim Amrabt, Laura Baquela, Frank Keita (Francia, 2008)
 
Laurent Cantet, lo sapevamo da L'EMPLOI DU TEMPS e RESSOURCES HUMAINES è un cineasta d'intelligenza e sensibilità rara, ancora in attesa di una consacrazione definitiva. E' cosa fatta, e non solo perché LA CLASSE ha vinto la Palma d'Oro; non solo per lo straordinario successo popolare che sta riscuotendo (ma allora il cinema non vive soltanto di popcorn?). Ma perché un film come questo, meravigliosamente diverso, rappresenta l'avvenimento che esula dal percorso stilistico e umano di un cineasta, il fatto isolato, l'intuizione solare. Qualcosa di significativo, in un'epoca di prodotti superflui; la coerenza rara di una riflessione che non rifiuta mai di apparire brillante. Capace cosi, grazie ad una propria commovente, mai paternalistica, semmai divertente universalità di imporsi ad una giuria disparata come quella di Cannes,.

Cos'ha fatto Cantet? Qualcosa di rischioso, in quanto già fatto, peggio, sfruttato: filmare la scuola, gli incerti dell'insegnamento, gli allievi come i professori. Il passaggio della conoscenza, atto fondamentale, prioritario nei nostri destini civili e sociali anche se, scandalosamente, non sempre nelle nostre priorità.

Ispirandosi al bestseller dell'insegnante François Bégaudeau che interpreta (benissimo) sé stesso, ENTRE LES MURS non è però un documentario, anche se la sua immediatezza sembra dapprima cogliere l'avvenire casuale delle cose; ma nemmeno un film di rigida programmatica finzione. E' il risultato di un amalgama tra realtà e invenzione che finisce per avvicinarsi miracolosamente alla verità; che ne decuplica l'energia e l'emozione, oltre il proprio contenitore, oltre i muri della scuola ricordati dal titolo in francese fra quali Cantet ha rigorosamente costretto il proprio sguardo cinematografico. Per rilanciarne i significati al di fuori, nelle preoccupazioni dell'epoca in cui viviamo. I venticinque allievi e le loro irresistibili reazioni sono presi dalla realtà di quella scuola esemplarmente multietnica della periferia parigina: ma “recitano”, cosi come i loro professori, o il preside. Cantet e Bégaudeau sono vissuti con loro per mesi, assimilato e discusso le varie problematiche; quindi steso un copione, abbozzato dei dialoghi, imposto ai ragazzi delle situazioni. Dalle tre cineprese del regista, una fissa sull'insegnante, la seconda sull'allievo, la terza libera di cogliere le reazioni impreviste della classe è nata cosi al tempo stesso una deliziosa presa dal vivo e una ben altrimenti significativa recita a soggetto. Osservato sulla pelle dei giovani scolari, ma guidato dall'intelligenza di una drammaturgia quello spaccato del momento prezioso e fragile dell'educazione, quell'assieme di psicologie, culture, etnie, classi sociali esplode in uno squarcio rivelatore e lucido di tutte le tensioni e le contraddizioni del mondo esterno.

ENTRE LES MURS si costruisce sulla fluidità di una visione dove l'immagine si alimenta di un'intimità fisica, a tratti sensuale con i personaggi; e dove l'introspezione è lasciata all'energia della dialettica, alla forza dettata dall'esigenza irrinunciabile della parola. Ne nasce un'analisi di un universo che esplode verso l'esterno della società e l'interno dell'individuo, sulla difficoltà di essere coerentemente sé stessi, sui limiti della punizione, sull'uso dell'autoritarismo. La parola, il dialogo ricercato ostinatamente dall'insegnante di francese, dapprima; la parola (“petasse”) che lo conduce involontariamente ad oltrepassare i confini; la parola, infine, che quando viene a mancare conduce all'esclusione dalla società oltre che dalla comprensione civile. Nella sequenza bellissima, memorabile fra quelle destinate a sottolineare le contraddizioni e le imposture della nostra epoca, dell'incontro tra gli insegnanti e la dignità impotente della madre dell'allievo africano impossibilitata all'uso della lingua.   

Allora il film ha veramente concluso la propria esplorazione all'interno di quelle mura: per terminare nell'umiltà di quella folgorante illuminazione finale, con la confessione della ragazzina di colore in attesa dell'insegnante alla fine delle lezione: “ non voglio continuare; di ciò che vivo non ci capisco niente”.


   Il film in Internet (Google)

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